Copertina 7,5

Info

Genere:Prog Rock
Anno di uscita:2010
Durata:47 min.
Etichetta:BTF

Tracklist

  1. ABSTRACT
  2. LUNA
  3. ALPHA CENTAURI
  4. WISHES LIFE
  5. NEW GEMINI'S RISING
  6. MAELSTROM
  7. THESE WORDS ARE IN MY HEART
  8. WORDS OF SILENCE
  9. DAWN OF A NEW BEGINNING

Line up

  • Enzo Ferlazzo: electric and acoustic guitars, guitar synth, backing vocals
  • Antonio Machera: electric and acoustic guitars, guitar synth, backing vocals
  • Marco Machera: vocals, bass, bass synthesizer
  • Fabrizio Machera: drums, percussions

Voto medio utenti

Sublimi armonie, arrangiamenti sopraffini, ispirato gusto compositivo, perizia tecnica ineccepibile e una superba alchimia di suoni, ecco cosa troverete in “In the abstract” esordio sulla lunga distanza per i laziali Mytho, un gruppo di valenti musicisti, all’attivo dei quali è necessario ricordare prestigiose collaborazioni internazionali e un Ep distribuito dalla transalpina Musea Records, da sempre garanzia di qualità nell’ambito del rock progressivo.
Quello che non troverete, però, sono dosi importanti di energia, dinamismo e puro ingegno: il prog-rock dei nostri non appare né particolarmente “avanguardistico”, né molto impulsivo; il suo obiettivo primario è riuscire a creare un’atmosfera sognante, eterea e magnetica, che possa farvi librare nell’aere e sorvolare sulle meschinità del vivere quotidiano, aleggiando leggeri ed incorporei, anche se la vostra stazza sembrerebbe impedirlo e, in generale, consiglierebbe l’ausilio di quella dieta che avete continuamente rimandato.
Il ricorso a melodie di stampo pop ed a retaggi armonici squisitamente adulti contribuisce allo scopo, ed ecco che la presenza di una celebrità come John Payne, in uno dei pezzi più belli del disco (“New gemini's rising”), non è per nulla casuale, consentendoci d’individuare i “suoi” Asia tra i principali ispiratori dell’opera, assieme agli ultimi Pink Floyd, ad Alan Parsons, ai Marillion (ricordiamo i nostri impegnati in una rilettura della loro “Go!” in “Recital for a season’s end”, tribute-album edito dalla Mellow Records), ai Three e anche a qualcosa dei Rush, catturati nelle loro prove più sintetiche e suggestive.
Il rischio principale, in un contesto simile, poteva essere quello di lambire campi non propriamente edificanti come la monotonia e la stanchezza e, a dire proprio tutta la verità, dopo l’ascolto di “Abstract”, “Luna” e “Alpha Centauri”, tre pezzi piuttosto fascinosi (soprattutto il secondo!) nelle loro incantatrici sospensioni, ma forse leggermente troppo omogenei e lineari nella reiterazione delle loro caratteristiche sonore fondamentali, temevo di dovermi avvalere di aggettivi meno entusiastici di quelli utilizzati all’inizio della disamina, ma fortunatamente l’arrivo di “Wishes life”, una traccia che combina abilmente magniloquenze alla Rush e addirittura fugaci sentori di REM (!), interrompe lo sviluppo piuttosto gradevole e tuttavia fino a quel momento un po’ troppo uniforme del programma.
Si continua con la già segnalata “New gemini's rising”, una sorta di mini-suite in due movimenti (“The rising” e “Atlas coelestis”) in cui la voce di Payne fornisce carica e intensità ad un pezzo comunque assai ben costruito in sede di stesura, laddove un discreto strumentale denominato “Maelstrom” lascia il posto ad una leggiadra e immaginifica “These words are in my heart”, dalla notevole valenza emotiva, la stessa peculiarità che ritroviamo nelle successive “Words of silence”, maggiormente risoluta, e “Dawn of a new beginning”, pulsante di classe e di onirica fibra sonica.
Rilevando l’ottimo lavoro svolto dalle chitarre, sia si tratti di disegnare scenografie sofisticato-tecnologiche tramite le guitar-synth o di tracciare paesaggi metafisici (spesso di indirizzo Gilmour-iano), attraverso le soluzioni espressive offerte da un “normale” strumento elettrico o acustico, non mi resta che consigliare l’audizione di “In the abstract” a tutti i lettori che prediligono le dimensioni “astrali”, vaporose e meditative della musica rock, mentre ai Mytho, confermando i complimenti per un lavoro egregio, mi permetto di suggerire in futuro appena un pizzico di minore ripetitività nella struttura armonica delle loro brillanti composizioni.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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