Copertina 6,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2010
Durata:45 min.
Etichetta:Candlelight

Tracklist

  1. ABIOGENESIS
  2. BEG TO CONSUME
  3. LAY IN THE BED YOU'VE MADE
  4. EMERGENT
  5. TRANSFORMATION
  6. MONSTERS ARE REAL
  7. EMBRACE THE UNCERTAIN
  8. FORMLESS DIMENSION
  9. APPROACHING THE SINGULARITY

Line up

  • Sean Jenkins - Vocals
  • James Duncan - Guitar
  • Sacha Laskow - Guitar
  • Nick Foster - Bass
  • Brett Duncan - Drums

Voto medio utenti

I Canadesi Divinity sono uno dei quei gruppi che affollano il panorama Heavy Metal con una proposta che oggettivamente non aggiunge nulla di così speciale a quanto detto, eppure conservano nelle loro canzoni un alone di specialità che li fa distinguere dal resto della massa. The Singularity giunge a tre anni esatti dal debutto discografico e mette in mostra una band in piena maturazione, dove quanto di buono espresso nel passato recente viene maggiormente definito, dando ai Divinity la possibilità di esprimersi a un livello più alto. Tecnicamente inattaccabili in questo secondo album i ragazzi si cimentano in un Death Metal abbastanza melodico impreziosito da slanci tendenti ad Progressive, quello dalle tinte estreme. Il richiamo degli indimenticabili Death è praticamente spontaneo, soprattutto per lo screaming del cantante che fa tornare in mente quello del compianto Chuck Schildiner. Beg To Consume, Monsters Are Real, Embrace The Uncertain e Transformation sono forse gli episodi in cui con più efficacia la band riesce a sintetizzare in un solo brano tutte le varie peculiarità del loro stile: aggressivo ma sempre e comunque lucido sul concetto di "forma canzone", e in questo senso i Divinity non perdono mai di vista la cura di tutti i dettagli, dalla linea melodica generale all'arrangiamento più minuzioso. Gli si potrebbe rimproverare di essere un po' troppo freddi in qualche frangente, ma bisogna anche dire che sono giovani e stanno cercando la loro identità artistica, ma per ora mantengono un profilo più che sufficiente. Se riusciranno a staccarsi anche da alcuni schemi già usati in abbondanza (i riferimenti ai Death) allora ne risentiremo parlare con più consistenza.
Recensione a cura di Andrea 'BurdeN' Benedetti

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