Copertina 7

Info

Anno di uscita:2010
Durata:44 min.
Etichetta:I Dischi del Minollo

Tracklist

  1. 38° PARALLELO
  2. AMERICAN NIGHTMARE
  3. TECNO-BELLS & FUNERAL PARTY
  4. DESERTO
  5. SMOG
  6. 1984 THE END IS JUST THE BEGINNING
  7. GERMANIA ANNO ZERO
  8. MAKE UP THE RULES AS WE GO ALONG
  9. PECKINPAH'S TWILIGHT

Line up

  • Fabio Pastorelli: guitar
  • Giacomo Mezzetti: bass
  • Federico Puntato: drums
  • Luca Valerio Cascone: keyboards, violin, backing vocals, fx
  • Giacomo Specchia: guitar
  • Emanuele Specchia: percussions, samples

Voto medio utenti

L’Uomo di Vetro nasce d’inverno (quello del 2004, per la precisione), e ascoltando il loro “38° parallelo”, prima pubblicazione ufficiale patrocinata dall’attenta I Dischi del Minollo, la cosa non stupisce per nulla.
Il mutevole post-rock strumentale di questi ragazzi di Foligno evoca, infatti, desolati paesaggi invernali, con i caotici rumori della città appena percepibili in lontananza, dove il freddo pungente e il manto innevato rendono tutto ovattato e quasi anestetizzato, un attimo prima che un tiepido ma vivido raggio di sole filtrante dai rami degli alberi ormai spogli e carichi di neve, crei effetti di luce iridescenti e, in qualche maniera, risvegli da questo torpore e risollevi l’animo dai propri pensieri più contemplativi e malinconici.
Un panorama che potrebbe geograficamente collocarsi sia nello spettacolare nord Europa, sia nello splendore estetico del Canada, ed ecco che i numi tutelari dei nostri appaiono fin dal primo ascolto Sigur Ros, Mogwai, gli specialisti di elettronica trasognata Boards of Canada e i signori dell’epic-ambient Godspeed You! Black Emperor, ma nonostante la loro riconoscibile influenza, in questo caso si può tranquillamente parlare d’ispirazione e non di sterile trascrizione.
Certo, ancora una volta viene a mancare la componente esplicitamente sperimentale dell’esposizione artistica, quella che ci si aspetterebbe da un nuovo rappresentante di un genere che dovrebbe, ipso facto, andare oltre gli schemi e che invece è diventato esso stesso rigoroso e dogmatico nelle architetture e nelle logiche sonore.
Purtroppo, si tratta di una faccenda ormai quasi congenita e L'Uomo di Vetro non si sottrae a tale situazione, ma piace per la sua capacità di creare atmosfere rarefatte, per il tocco epico di alcune soluzioni, per le spirali al tempo stesso lievi, fragili, tese e intense, cui si aggiunge un potente senso di dramma incombente che aleggia su composizioni non semplicistiche e nemmeno eccessivamente complesse.
Una sensibilità fortemente cinematografica, poi, testimoniata anche dalla scelta di alcuni titoli dei brani, contribuisce a conquistare e intrigare quanto basta per allontanare prepotentemente quella sensazione, anche solamente accennata, di monotonia, rischio principale di una scelta espressiva di questo tipo.
In questo flusso ininterrotto di vibrazioni, stimolazioni sensoriali e flash d’immagini, nel quale le menzioni singole hanno scarso significato, desidero comunque segnalare la malia oscura di “Tecno-bells & funeral party”, un pezzo da incorniciare per come scava nel profondo e conduce a confrontarsi direttamente con l’angoscia e con la passione.
“38° parallelo” è un disco che non sbalordisce e tuttavia infonde con generosità fascino, tensione emotiva ed empatia.
Per il momento, credo proprio ci si possa ampiamente accontentare.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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