Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2010
Durata:29 min.
Etichetta:WormHoleDeath
Distribuzione:Aural Music

Tracklist

  1. 23RD CIRCLE BREEDS PESTILENCE
  2. LYCANTHROPY
  3. ANCHORED TO SUFFOCATION
  4. THE RISE OF NOAH
  5. LOYAL BREAKDOWN OF SOULS
  6. SINNER
  7. EGOIST
  8. DEATHWISH
  9. BURST
  10. PURE

Line up

  • xDEADGIRLx: vocals
  • xDEATHWISHx: guitars
  • xWITHOUT NAMEx: guitars
  • xJEFFREYx: bass
  • xLOST MY FAITHx: keyboards
  • xWALL OF DEATHx: drums

Voto medio utenti

I The Way Of Purity sono una band della quale poco o nulla si sa dato che i membri preferiscono non rivelare i loro nomi, né la nazionalità d’origine e nemmeno i loro volti, apparendo sempre coperti da passamontagna.
Facendo un po’ il verso agli Slipknot i nostri vorrebbero concentrare l’attenzione dell’ascoltatore sul messaggio che vogliono lanciare; ed è un messaggio ben strano se, a quanto pare, si rifanno al mito di Pan, cioè ad un Dio che si identifica con la natura, ed essi stessi si definiscono la mano di Dio (ma non era Maradona la mano de dios?), arrivando addirittura ad affermare che una voce gli ha ordinato di cambiare le cose e dare a tutti noi poveri umani una chance di salvezza.
Mettendo da parte quelli che a me sembrano deliri, bisogna, tuttavia, dire che musicalmente questi freaks non sono malaccio.
Deathcore acido, corrosivo, diretto, sparato a velocità folli, con i consueti rallentamenti quadrati, che sicuramente scateneranno un bel mosh nel pit.
Il disco dura relativamente poco, solo 29 minuti, un tempo direi giusto visto che, comunque, la musica dei The Way Of Purity è alquanto ripetitiva, se si eccettua qualche stacco nel quale si ha l’intervento di vocals femminili puliti.
In verità devo confessare che non ho ancora capito se a cantare sia un maschio o una femmina. Dalle scarne informazioni che ho si direbbe che sia una donna, anche se il timbro vocale potrebbe essere anche quello di un maschio, data la brutalità. Tuttavia ciò conta poco, anche perché lo/la screamer regala una prova abbastanza buona.
La band dà sicuramente il meglio di se quando all’assalto sonoro riesce ad unire certe atmosfere malate e angoscianti, come avviene in “Egoist” o “Burst”.
In definitiva questo “Crosscore” è un discreto disco, anche se, a parere di chi scrive, la band dovrebbe cercare di essere un po’ più personale.
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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