Copertina 7,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2009
Durata:57 min.

Tracklist

  1. VA'YEHI (LET THERE BE)
  2. GENESIS
  3. THE END OF PURITY
  4. SCARRED FOREVER
  5. ONE SINGLE SPEECH
  6. SULFUR SALVATION
  7. BINDING TESTAMENT
  8. THE 12TH STAR
  9. SLAVERY
  10. GOLDBLIND
  11. WALK TO THE MOUNTAINS

Line up

  • Adir Ron: vocals
  • Maoz Kain: guitars, vocals
  • Omer Fiddler: guitars
  • Adir Colona: bass, vocals
  • Shiraz Weiss: keyboards
  • Erez Simon: drums

Voto medio utenti

Ricordo ancora oggi quando nel 1994 mi ritrovai tra le mani “Sahara”, esordio dei grandi Orphaned Land, sicuramente pionieri in terra d’Israele per quanto riguarda il metal, o comunque tra i primi a far conoscere al mondo intero che anche da quelle parti era possibile suonare musica estrema. Da allora tante cose sono cambiate, e tra una difficoltà e l’altra sono sempre più le band di quel paese che si dedicano anima e corpo a questa musica. Tra questi i Kna’an, che dopo due demo arrivano, l’anno scorso, all’esordio, con “First impression”. Il genere proposto dai nostri è death melodico, anche se la voce potrebbe fuorviare lievemente, essendo impostata in maniera marcata su timbri più propriamente black, alla Dani Filth meno isterico, per capirci, e, come sempre capita per le band mediorientali, sono ovviamente presenti forti influenze di melodie etniche e mediterranee, siano queste relegate a semplici arpeggi o più nello specifico a melodie di chitarra elettrica o di violino. Come detto, è nel death melodico che i nostri affondano le proprie radici, e non credo che sia un caso il fatto che anche in questo caso, come per i più popolari e già citati Orphaned Land, il livello compositivo sia molto alto. Al di là dei gusti musicali e dell’originalità della proposta (l’ombra dei Dark Tranquillity periodo “The gallery” viene spesso fuori), infatti, non si può negare la capacità dei Kna’an di comporre brani veramente maturi e completi sotto tutti i punti di vista, dai riff, ai cambi di tempo, alle melodie, sia vocali che di chitarra, agli intermezzi acustici, per finire con il concept, ispirato alla Torah, raccolta di libri dell’Antico Testamento. Insomma, qui stiamo viaggiando su alti livelli, e nonostante alcune soluzioni possono suonare a primo ascolto già sentite, vi assicuro che i nostri hanno una propria identità ben definita. E anche se stiamo parlando di un cd mediamente lungo, con brani decisamente non brevi e ricchi di materiale, con cambi di tempo e di atmosfere molto frequenti, devo dire che l’ascolto non ne risente affatto, visto che l’album scorre via molto bene, anzi, appassiona e ti trasporta in una sorta di viaggio virtuale in Terra Santa. I Kna’an ci sanno fare, e riescono a capire come e quando far evolvere un brano, inserendo ogni singolo riff e ogni singola variazione al punto giusto, senza far risultare il tutto uno stupido e sterile collage messo lì a caso. Se proprio vogliamo trovare la classica pagliuzza nell’occhio, io avrei inserito qualche melodia più spiccatamente mediorientale qua e là, ma non scordiamoci che stiamo pur sempre parlando di un esordio, quindi i margini per crescere e migliorare ci sono tutti… Detto ciò, e con queste premesse, mi sembra evidente che non posso farvi un track to track esaustivo, in quanto il cd va ascoltato per intero, come, appunto, se stessimo guadando un film, o leggendo un libro, con la capacità e la voglia di farsi trasportare dalle melodie messe su dal quintetto. E vi assicuro che non è un’impresa così complicata, visto il valore intrinseco dei singoli brani. Se a tutto ciò aggiungiamo una capacità tecnica sopra la media, una produzione cristallina che valorizza ogni singolo strumento, gli inserti di violino di Adi Rachman e la voce pulita di Adi Argelazi, direi che le carte in tavola sono state calate tutte… Mi ha veramente colpito positivamente “First impressions”, e devo dire che raramente mi capita, a maggior ragione in questo ambito musicale, dove ormai tutto il meglio è stato già detto diversi anni fa. I Kna’an hanno la possibilità di rivalutare un genere ormai arrivato alla frutta da tempo, con un disco che si fa amare ed ascoltare da subitissimo. E in questo marasma di uscite discografiche inutili non mi sembra cosa da poco…
Recensione a cura di Roberto Alfieri

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