Copertina 6

Info

Genere:Power Metal
Anno di uscita:2009
Durata:55 min.
Etichetta:Lion Music
Distribuzione:Frontiers

Tracklist

  1. SHADOW OF THE RED BARON
  2. DREAMS
  3. FOREVER IN THE DARK
  4. RESURRECTION
  5. SAHARA
  6. BLACK DEVIL SHIP
  7. WE WILL MEET AGAIN
  8. UNIVERSE
  9. MY ANGEL IS GONE
  10. ONLY THE GOOD DIE YOUNG
  11. GHOST OF THE TZAR

Line up

  • Dushan Petrossi: guitars
  • Goetz "Valhalla jr" Mohr: vocals
  • Oliver Hartmann: vocals
  • Andreas Lindahl: keyboards
  • Vassili Moltchanov: bass
  • Erik Stout: drums

Voto medio utenti

Terzo disco in studio del gruppo belga Iron Mask, band capitanata dal chitarrista e compositore Dushan Petrossi.
Il nuovo lavoro dal titolo emblematico "Shadow Of The Red Baron", segna il ritorno sulla scena musicale dopo circa quattro anni dal precedente "Hordes of the Brave", approcci neoclassici e metal power, rappresentano gli ingredienti portanti della band, che spesso si rifà a formazioni come i Symphony X, Iron Savior, Helloween e Rahpsody of Fire e senza disdegnare spruzzate alla Malmsteen.
L'opener "Shadow Of The Red Baron" in stile neoclassico, rende immediatamente chiari gli intenti pirotecnici grazie anche all'ottima presenza vocale di Oliver Hartmann, grintoso, istrionico e assolutamente all'altezza.
"Dreams" ripete, anche se in chiave più melodica, una struttura musicale ben delineata e sempre in grado, grazie agli ottimi riff, di imporsi per aggressività e ritmo. Suggestiva l'accattivante "Forever In The Dark", pezzo dai toni più pacati e al tempo stesso decisamente orecchiabile, come l'epica "Resurrection" farcita di contenuti artistici piacevoli e trascinanti. "Sahara" ci offre una band energica e ben affiatata, totalmente padrona della situazione in cui si evidenziano matrici prog, il buon lavoro alle tastiere e a una sei corde sempre dirompente."Black Devil Ship", riconducibile ai grandi Maiden, non convince del tutto causa la poca originalità delle partiture prevedibili e stucchevoli come la seguente "We Will Meet Again", in cui nonostante gli arrangiamenti molto curati, stenta a decollare. In chiave Malmsteen l'energica neoclassica "Universe", coinvolgente e grintosissima, capace di riportare il disco su buoni livelli di ascolto. Con "My Angel Is Gone", pur nella sua particolare struttura melodica, appare sterile e fine a se stessa, sempre in risalto la vena di Dushan Petrossi ma prevedibile e fin troppo orecchiabile. Ritmo in ripresa con l'aggressiva "Only The Good Die Young", convincente e ben strutturata in cui la band ci regala una performance di qualità ricca di tecnica compositiva, sviluppando al meglio le buone qualità dell'intera formazione. "Ghost of the Tzar" è il brano con cui si congedano gli Iron Mask, chiusura d'effetto con il pezzo che più riusciamo a gustarci dalla prima nota.
Eccellente prova di una sei corde magistralmente domata e atmosfere suggestive, capaci di riprodurre situazioni pregevoli e coinvolgenti.
L'album riesce nonostante gli alti e bassi a mostrarsi piacevole e interessante, valido da un punto di vista musicale e dotato di una buona dose dinamica, manca a tratti, di quell'originalità necessaria a compiere il
grande salto.
Recensione a cura di Carmelo 'Lino’64' Nazzaro

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