Copertina 6,5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2010
Durata:39 min.
Etichetta:My Kingdom Music
Distribuzione:Masterpiece

Tracklist

  1. X.E.N.O.S.
  2. WINGS OV TEARS
  3. IN THE SHADOW OF THE ROSE
  4. DIVINA DISTOPIA
  5. ANGEL OF SILENCE (5033 A.D.)
  6. SUDDENLY
  7. IN MY DREAMS THEY LIVE

Line up

  • Angelo Ferrante: vocals
  • Ignazio Nicastro: bass
  • Giangabriele Lo Pilato: guitars
  • Mimmo "Master" Petrella: keyboards (guest)
  • Sergio Calì: drums (guest)

Voto medio utenti

L'ascolto di "Divine Distopia" nella sua completezza ha confermato sia la svolta stilistica intrapresa dagli ex Fvoco Fatvo quanto tutte le aspettative suscitate dall'anteprima: un grande sforzo compositivo e a livello di arrangiamenti che si fonde ad un'irruenza che pare ereditata da formazioni come Nevermore, Megadeth o Iced Earth.
Purtroppo nemmeno sulla lunga distanza si fugano le ombre che aleggiano sulla prova di Angelo Ferrante, vocalist che in diversi momenti intraprende strade che gli rendono difficile amalgamarsi con il tessuto musicale, incappando anche in qualche incertezza nella pronuncia.
Le tre canzoni che avevamo già incontrato in precedenza si ripresentano una dietro l'altra anche nella tracklist definitiva, suddivisa in quattro atti.
Il primo, "Act I: Strangers in a Strange Land", è composto dalla sola "X.E.N.O.S.", brano spigoloso ed epicheggiante che nel suo dipanarsi continua a ricordarmi i Kamelot, i Maiden e gli Annihilator.
Con il secondo atto, "Act II: Inner Struggle", ritroviamo "Wings ov Tears" (bel lavoro a livello di ritmiche) e "In the Shadow of the Rose" (che si conferma come uno dei brani più riusciti del lotto), e tocca così proprio all'articolata e rappresentativa titletrack inaugurare le novità andando, assieme all'ottima e thrasheggiante "Angel of Silence (5033 A.D.)", a comporre il terzo atto "Act III: Signs of the Ordered Chaos".
L'ultima parte del CD, "Act IV: Past", si suddivide in due parti, "Suddenly" e la breve e conclusiva "In My Dreams They Live", ideale prosecuzione di quella "Suddenly" che ricorda quei pezzi intensi ed emozionanti che tanto bene riescono agli Iced Earth, al confronto dei quali gli Eversin riescono a non sfigurare, grazie anche ad una prova convincente da parte di Ferrante.
Comunque, al di là degli appunti mossi, con "Divine Distopia" gli Eversin inaugurano più che positivamente il loro "nuovo" percorso.
Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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