Beecher - Resention Is A Big Word In A Small Town

Copertina 7

Info

Anno di uscita:2002
Durata:27 min.
Etichetta:In At the Deep End
Distribuzione:White 'n' Black

Tracklist

  1. YOUVE GOT 7 WEEKS
  2. MEGADRIVE VS SNES
  3. RISE ABOVE GRACE
  4. RESENTION
  5. ARTISTIC ROLL CALL
  6. CIRCUS DE LOBOS
  7. KAR 120C

Line up

  • Ed Godby: vocals
  • Mark Lyons: guitar, computer
  • Daniel Plant: guitar
  • David Hopkinson: bass
  • Will Shaw: drums

Voto medio utenti

I Beecher provengono da Manchester e dopo soli due demo sono stati prontamente eletti “the next big thing” dai critici britannici, sempre pronti all’elogio quando si tratta di formazioni dell’isola, soprattutto di stampo modernista. Il gruppo non si è comunque fatto confondere le idee ed ha scelto un profilo basso per il proprio esordio, preferendo un mini-album invece di un lavoro di maggior durata per il quale evidentemente non si sentiva ancora pronto. Questi ragazzi fanno parte di quella recente generazione che comincia ad evolversi da basi metalcore aggiungendovi un ventaglio di soluzioni ed influenze che possa rendere la loro proposta più frizzante, originale, meno classificabile e noiosa. Bisogna però saperlo fare, ed i Beecher riescono bene in questo sfoggiando un orizzonte molto ampio ed una voglia di contaminazioni che abbraccia massicci riffs heavy, fasi notturne ispirate ai Tool, lancinanti strappi hardcore con uso di stridenti screaming, utilizzo sottile di elettronica e noise, granulose melodie emo, per finire a sconfinamenti nell’area doom-stoner, senza peraltro dare mai la sensazione di una mistura sfilacciata o raccogliticcia. Un suono sfuggente e ricco di colpi di scena, che non ribatte all’infinito momenti azzeccati com’è consuetudine dei mediocri esecutori di questa scena ma si presenta invece come un mutaforma sonico in grado di tenere desta l’attenzione fino alla fine. Uno dei brani che espone meglio l’impostazione del quintetto è quello d’apertura. Fredda, spaziale, introduzione elettronica guarnita di tenere vocals in Patton-style prelude alla maniacale esplosione metalcore, virulenta combinazione di potenti riffs thrash ed isteriche urla hardcore, per poi scivolare in una circolarità rocciosa che mi rammenta i loro misconosciuti compatrioti “The Last Drop” (ex-Shallow), gente al confine tra metal e stoner. Da ciò si può intuire che i Beecher non rimestano nel banale, neppure quando incrementano la loro violenza (“Megadrive vs.Snes”,”Artistic roll call”), tracce ibride con sentore di Converge ed Iron Monkey, dove la follia nevrotica viene sempre frantumata da inserti elettro-percussivi o spiazzanti innesti alimentati da tenue psichedelia. Nessuno dei sette brani mostra un unico volto, le aspre melodie post-grunge di “Resention” e “Kar 120c” sono installate su impianti flessibili di rifferama metal o noise astuto, arrivando fino a piegarsi su manipolazioni Sabbathiane geneticamente modificate da insinuanti sperimentazioni tecnologiche. Ascoltando a fondo questo disco si vive la sensazione dell’incertezza di cosa ci attende al varco, tranquille aree ambientali offrono fasulle sicurezze per scagliarci senza preavviso dentro infernali bombardamenti e violenti sussulti annientatori, il tutto senza la volgarità e la sciattezza di certo becero metal contemporaneo. Non glorifico i Beecher ad imitazione dei critici inglesi, una struttura così trasversale ed acrobatica deve prima trovare conferma sulla lunga distanza, dove i ripetuti strilli psicotici possono portare alla noia ed anche la versatilità dei musicisti può non bastare a tenere insieme rutilanti cambi di ritmo e di atmosfera, per il momento mi limito ad osservare con fiducia un gruppo che tenta di uscire dall’ovvio e ad appiattire gli sbarramenti tra i generi con un ottimo talento per la ricerca musicale. Difficili da inscatolare, adatti per appassionati di matrici diverse, interessanti per le forti possibilità di ulteriore crescita, una band da tenere d’occhio.

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