Copertina 5

Info

Anno di uscita:2010
Durata:62 min.
Etichetta:Nuclear Blast
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. SONS OF THE SYSTEM
  2. DIESEL UTERUS
  3. MNIGHTMARE
  4. THE ERASING
  5. CLIMBING TOWARDS STARS
  6. MARCH OF THE TRIPODS
  7. FATE
  8. HERO(IN)
  9. ELONGATED SPORADIC BURSTS
  10. WITHIN
  11. ORBITING
  12. DREAMJUNKIE
  13. ORBITING (LEÆTHER STRIP REMIX)

Line up

  • Guillaume Bideau: vocals
  • Mircea Gabriel Eftemie: guitars & keyboards
  • Rune Stigart: guitars
  • Tomas "Obeast" Koefod: bass
  • Brian "Brylle" Rasmussen: drums

Voto medio utenti

I Mnemic non hanno mai nascosto la loro passione per bands come Fear Factory e Meshuggah, anzi li hanno sempre citati a piene mani e non si esimono nemmeno in questo nuovo “Sons Of The System”.
D’altronde la title-track, che apre il disco, è presa pari pari da uno a caso degli album dei Fear Factory, possibilmente quelli più melodici e meno ispirati, sfiorando il plagio, almeno a livello di sound, visto che la differenza tra le cose peggiori degli originali e le cose migliori di questo disco è comunque imbarazzante. A svantaggio dei Mnemic, of course.
La successiva “Diesel Uterus” mostra un pizzico di pesantezza in più, ma solo perché stavolta ad essere citati sono i Meshuggah, ma non cambia l’imbarazzo per un confronto che non regge e non può reggere, vista la scarsa vena dei danesi.
Potrei anche concludere qui la mia recensione, se non fosse che voglio aggiungere che questo è un disco manieristico, troppo melodico, pesante, a tratti (“Climbing Towards Stars”), ma non cattivo, veloce, quello sì, ma non abbastanza aggressivo.
Tutto ciò è un vero peccato, perché i Mnemic hanno le qualità tecniche, i mezzi di produzione, e anche le capacità compositive per creare qualcosa che sia al tempo stesso valido e personale.
Sia chiaro che questo è un disco suonato e prodotto divinamente e non faccio fatica a credere che piaccia agli amanti del cyber/industrial thrash metal, ma personalmente se devo ascoltare questo “Sons Of The System” piuttosto mi rimetto su “Obsolete” e godo come un riccio.
Sia chiaro che il problema non è la derivatività della proposta, essendo io un fan del debutto “Mechanical Spin Phenomena”, ma è proprio l’incapacità della band di creare strutture, momenti, insomma canzoni che abbiano la scintilla compositiva che ti faccia gridare “cazzo!”.
Il voto è puramente indicativo, perché poteva spaziare dal 3 (per la sostanza musicale) al 9 (per come è prodotto e suonato).
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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