Copertina 8,5

Info

Anno di uscita:2009
Durata:53 min.
Etichetta:Rise Above

Tracklist

  1. CHAOS CALLING
  2. DEATH DEALER
  3. BENEATH THE ENES OF MARS
  4. THE DOOM OF ACELDAMA
  5. AGE OF SORROW
  6. THE BRINGER OF WAR
  7. DESCENT INTO MADNESS
  8. IRON HAMMER
  9. THE MIST IN THE MOURNING
  10. BLOOD AND THUNDER

Line up

  • Karl Simon: vocals, guitars
  • Jason McCash: bass
  • "Iron" Bob Fouts: drums

Voto medio utenti

Fan del doom delle origini e dell’heavy più puro, riunitevi nei negozi per questo disco!

I veterani The Gates Of Slumber ci regalano un album marcio, grezzo, senza orpelli inutili, che propone tutto quello che molti appartenenti alla grande famiglia del metal vogliono ancora sentire.
Il riff che introduce a Chaos Calling ricorderà a molti l’inizio della monumentale Neon Knights, che apre un album clamoroso come Heaven and Hell dei Sabbath. Ma non fatevi ingannare da questo accostamento con i padri del genere: la band statunitense riesce a pescare a piene mani dal passato mantenendo una propria identità forte. Identità che viene raggiunta attraverso pezzi suonati con tutto il cuore e la passione possibili, che fanno passare assolutamente in secondo piano le non eccelse qualità tecniche del gruppo. Dopo la seconda traccia, che ricalca lo stile veloce e prepotente dell’opener, con Beneath The Enes Of Mars comincia a fare capolino la vena più doom della band, che non abbandonerà più il disco, con un susseguirsi di canzoni lente, pesanti e sofferenti. The Bringer Of War e Iron Hammer sono forse i brani che meglio rappresentano l’essenza di questo lavoro, in cui non mancano episodi di ispirazione celtica come The Mist In The Mourning. La conclusiva Blood And Thunder è invece un epico riassunto del viaggio con la macchina del tempo che i The Gates Of Slumber sono in grado di offrire con questo album.

Mezzo punto in meno perché il potenziale di queste canzoni avrebbe potuto essere maggiormente valorizzato in fase di produzione dell’album, che rimane comunque una piccola perla, da non perdere per chi è affezionato a certe sonorità. Onore a una band che, per fortuna, non gira il calendario da diversi anni, restando ancorata a un periodo d’oro che sarà per sempre nel cuore di tutti i nostalgici.
Recensione a cura di Alessandro Quero

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