Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2003
Durata:39 min.
Etichetta:Elektrohasch
Distribuzione:Brainstorm

Tracklist

  1. MAN AND BUDUH
  2. RAMPADAMPA
  3. ROCKAMULY
  4. LADIES FIRST
  5. DISHAINED
  6. HULA-HOP
  7. HOORAY
  8. RIVER SONG
  9. SAFIT
  10. RAINS OF JULY

Line up

  • Haris: vocals, guitar
  • Mario: guitar
  • Sead: bass
  • Rico: bass
  • Daniel: drums

Voto medio utenti

Hainloose è semplicemente la nuova incarnazione dei Kinch, dei quali ricordiamo uno split-cd condiviso con gli Shard nel lontano 1999 dopodichè il silenzio assoluto. Il gruppo di Monaco di Baviera riappare con nuovo nome, nuova line-up, fresco contratto con la Elektrohasch, label che ambisce a diventare in Germania ciò che la Beard of Stars rappresenta qui in Italia, ma nessun particolare mutamento in fatto di stile visto che rimane saldamente ancorato ad un solido stoner, dinamico e roccioso.
Molte vibrazioni fuzz-rock, ritmi densi e trascinanti, qualche azzeccata melodia memorizzabile, canzoni di buon respiro con frequenti incastri di riffs ma senza concessioni a passaggi dilatati o prolungati.
Medesima concretezza heavy rock che troviamo in formazioni come Astroqueen, Demon Cleaner, Generous Maria, Pawnshop, Dozer, ed aggiungiamo i big Unida e Corrosion of Conformity, che sembrano essere omaggiati più volte nei brani di questo “Rosula”.
Visto che sono entrato nell’ottica che per pubblicare un disco piacevole non occorre inventarsi novità strabilianti per forza, il debutto degli Hainloose si può considerare positivo poiché sopperisce alla carenza di originalità con un tiro massiccio e potente, senza tanti fronzoli e senza tirarla troppo per le lunghe.
La produzione di Stefan Koglek (Colour Haze), che offre anche la sua chitarra per “Rains of July”, esalta le trame spesse della band, mentre le parti vocali ricordano vagamente quelle dei Mammoth Volume, ma con molta meno forza evocativa.
Resterà in mente il ritornello orecchiabile di “Hula-hop”, semplice e catchy, piaceranno a chi ama il fuoco rapido e diretto le Unidiane “Man and buduh” e “Hooray”, buono anche il sapore southern di “River song” e la bluesy “Rockamuly”, dal passo più cadenzato e felpato, comunque in generale un album lineare privo di sobbalzi particolarmente positivi o negativi.
Un buon disco di settore, da consigliare agli appassionati che non si vogliono far sfuggire niente. D’altronde una scena musicale si mantiene vitale anche grazie al lavoro delle seconde linee, dove gli Hainloose trovano il loro onesto piazzamento.

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