Copertina 7

Info

Anno di uscita:2009
Durata:52 min.
Etichetta:ProgRock Records

Tracklist

  1. THEATRE OF THE ABSURD
  2. STRANGER IN THE LOOKING GLASS
  3. THE CENTRE CANNOT HOLD
  4. A GATHERING OF CROWS
  5. THE SLEEPERS ARE WAKING
  6. A TIME OF SHADOWS

Line up

  • Lian Campbell: vocals/acustic guitar
  • Mickey Gailagher: drums
  • Wilson Graham: bass/vocals
  • Gerry McGerigal: guitar
  • Chris Norby: keyboards

Voto medio utenti

Non sono dei novellini questi Dead Heroes Club, eppure riescono ad emergere dalla ventilata e piovosa Irlanda per le loro capacità artistiche veramente degne di nota. Iniziando da un artwork di altri tempi, con tinte pastello e soggetto vagamente epico/gotico, per poi passare ad un sound che affoga le sue origini nel più puro dello stile tipicamente anni 70. A Time Of Shadows è un sincero e devoto omaggio al Progressive Rock degli anni d’oro, partendo dai Genesis per poi sorvolare sulle magiche note dei King Crimson, anche se è ovviamente impossibile ignorare la lezione di gente come Gentle Giant, ELP, Yes e compagnia virtuosa. La loro personalità sta proprio nel saper rileggere in chiave contemporanea quelle atmosfere e quelle sensazioni che soltanto determinati dischi sanno ancora suscitare. Dai giri di tastiere ai riff di chitarra, per finire nelle vocals, oppure nei testi, è tutto perfettamente bilanciato, del resto la conclusiva title track con i suoi quindici minuti di durata restituisce tutte le varie sfaccettature del loro stile, che ad onor di cronaca bisogna dire che vanno anche a pescare in un Hard Rock melodico molto caro ai Deep Purple. La ProgRock Records deve averci visto lungo per mettere sotto contratto i Dead Heroes Club, uno degli ultimi avamposti della tradizione in questo settore, che è bene ricordarlo è al di fuori di qualsiasi connotato anche lontanamente Metal. Vanno sicuramente citate pure le bellissime Theatre Of The Absurd e Stranger In The Looking Glass, senza nulla togliere alle altre canzoni che assolvono a pieni voti il compito di rendere l’ascolto di questo disco un’esperienza onirica. Un viaggio che per gli appassionati del vero Progressive Rock si protrarrà più e più volte grazie al fatto che in ogni nuovo ascolto si è spinti a scovare nuovi dettagli, nascosti in una nebbia densa di fascino.
Recensione a cura di Andrea 'BurdeN' Benedetti

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