Copertina 8

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2009
Durata:56 min.
Etichetta:Spinefarm Records
Distribuzione:Universal

Tracklist

  1. RISE
  2. WOLF AND THE MOON
  3. MOVIE GODS
  4. WORLDBEATER
  5. RIDER OF STORM
  6. LEGIONS OF INVISIBLE
  7. REVELATION
  8. DON'T KEEP ME WAITING
  9. PRISONERS
  10. BROKEN WINGS
  11. MEAN AND EVIL (BONUS TRACK)
  12. WALK ON HOME (BONUS TRACK)

Line up

  • Pekka Heino: vocals
  • Tuomas Heikkinen: guitar
  • Torsti Spoof: guitar
  • Pekka Lampinen: bass
  • Marko Niskala: keyboards
  • Valtteri Revonkorpi: drums

Voto medio utenti

Attesissimi da tutti i sostenitori del metal melodico di classe superiore, che li hanno imparati a conoscere e apprezzare nei precedenti “Tides” e “Blind fire”, tornano a far sentire la loro imponente “voce artistica” i finnici Leverage, con un Cd denominato “Circus colossus”, realizzato stavolta sotto il patrocinio della Spinefarm records.
Attenuati leggermente (ma assolutamente non abiurati, sia ben chiaro … i Rainbow rimangono ancora uno dei capisaldi inalienabili!) i legami con l’hard-rock “classico” riscontrabili finora nel suo suono, il gruppo sembra oggi concentrarsi su una maggiore enfasi sinfonica (con le tastiere di Marko Niskala in grande evidenza) e su un approccio strutturale in qualche modo più articolato e potente, prossimo a certe forme di power-metal-prog, acquisendo complessivamente un impatto “metallico” più spiccato, ma fortunatamente senza incorrere in pantani di prolissità gratuite o in eccessi di ovvietà e di sterili auto-indulgenze, sempre in agguato in tali circostanze espressive.
Questo pericolo è scongiurato essenzialmente per due motivi: il primo è da ricercare nel temperamento “naturale” della band, il quale, anche all’interno di questa parzialmente modificata “identità”, consente ai Leverage di dimostrare le loro innate qualità di sopraffini songwriters, attenti a curare feeling e intensità melodica prima ancora di dedicarsi a vigorose costruzioni “orchestrali” indirizzate alla conquista del “facile” effetto “grandeur”, mentre il secondo è da attribuire all’ugola di Pekka Heino, già ampiamente incensata in passato e meritevole ancora una volta di raccogliere altissime onorificenze, tanto il suo possessore appare artefice di una prova maiuscola in fatto di precisione, versatilità interpretativa e capacità comunicative.
Il disco manifesta, così, un’innegabile crescita nella convinzione e nella forza immaginifica delle composizioni che altresì non perdono, in sostanza, mai di vista l’obiettivo primario di risultare emotivamente “dirette” e incisive pur nella loro prepotente e suggestiva estensione strumentale.
Tra le dodici tracce a disposizione (le ultime due sono destinate al ruolo di bonus-tracks per la versione nipponica dell’albo), la mia personale predilezione è riservata all’ardore dai bagliori vagamente “gotici” (un po’ alla Nightwish & compagnia sinfonica, volendo semplificare) di “Wolf and the moon”, alle sublimi vibrazioni di “Movie gods” (un alito di Queensryche, in una configurazione di AOR-prog dall’irresistibile attrattiva, che permette al pezzo di diventare il mio best in class del ricco programma!), alla magnetica bellezza di “Rider of storm”, “Prisoners” e "Broken wings” (degni eredi di una scuola “tradizionale”, in equilibrio tra durezze e charme, assai proficua in terra scandinava), senza dimenticare, poi, la rigogliosa e ammaliante sintassi sonora di "Mean and evil” e “Walk on home” (un delizioso affresco di trionfale fervore), capaci di conquistare al primo ascolto e non solo i musicofili giapponesi, spesso fin troppo indulgenti con i “forestieri” dediti alla musica rock.
“Circus colossus” è una palese conferma di tutto quanto di buono che si è detto, scritto e ascoltato dei Leverage e soddisfa piuttosto diffusamente le importanti aspettative che tal entusiasmo aveva istigato nei cuori dei tanti fans del genere, eppure, anche se raggiunge un obiettivo arduo e impegnativo come questo, m’induce a pensare (anche a rischio di apparire come un “esasperante” incontentabile!) che nonostante le notevoli qualità già ostentate, ci sia addirittura un ulteriore margine di miglioramento, una piccolissima e recondita carenza d’ingegno che se colmata completamente potrebbe portare ad una pressoché inattaccabile “perfezione” artistica.
Per ora, però, direi di godere appieno di questo bellissimo esempio di “imperfezione” …
Recensione a cura di Marco Aimasso

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