Copertina 7

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2009
Durata:34 min.
Etichetta:New LM Records

Tracklist

  1. PRELUDE
  2. THE SUN ALSO RISES
  3. VICTIMS OF THE PAST
  4. STREETS OF PAIN
  5. INSTRUMENTAL GAME
  6. WASTING ALL
  7. BEYOND THE HORIZON
  8. I SURRENDER
  9. GOODNIGHT DESTINY

Line up

  • Giulio Rossi: all guitars
  • Claudio Pisoni: vocals on “The Sun Also Rises”
  • Massimo Evangelisti: vocals on “Victims Of The Past”
  • Roberto Casini: vocals on “I Surrender”
  • Vittorio Ballerio: vocals on “Streets Of Pain”
  • Stefano Firmani: vocals on “Wasting All”
  • Roberto Uccellini: drums
  • Rodolfo Ridolfi: drums
  • Cristian Susanna: keyboards
  • Giovanni Chirchirillo: bass
  • Marco Contadini: bass
  • Jerico: bass

Voto medio utenti

Il disco s’intitola “Victims of the past”, il titolare dell’opera è Giulio Rossi, che di norma presta i suoi magnanimi servigi chitarristici per uno dei grandi sopravvissuti della cosiddetta NWOIHM e al progetto, oltre ad alcuni dei suoi soci nei suddetti Synthesis (compreso l’ex Roberto Casini), hanno preso parte altri “navigati” ed autorevoli frequentatori della nostra scena metallica, tra cui Claudio Pisoni degli Skanners, Vittorio Ballerio degli Adramelch, Stefano Firmani già voce dei Glory Hunter e Marco Contadini dei Jumping Shoes.
Immagino cosa stanno pensando i soliti maliziosi: ecco un altro prodotto di gente che mediamente, parafrasando il grande Enzo Biagi, ha più ricordi che speranze, e che tenta di sfruttare la tipica “onda nostalgica” di settore, negli ultimi tempi apparentemente più florida ed apprezzata che mai, mettendo in campo una sterile rilettura di consunti archetipi stilistici.
Beh, da un certo punto di vista non mi sento di smentire totalmente questi “signori”, nel senso che il contenuto di questo Cd non può in alcun modo essere considerato “destabilizzante”, ma arrivati alla questione di un’eventuale aridità e della potenziale presenza di deboli motivazioni, sfido chiunque a rintracciare una stilla di entrambe le categorie in queste nove eccellenti canzoni che rendono l’aggettivo “tradizionale” un contrassegno di merito e si riescono a distinguere per classe ed ispirazione anche in un momento storico in cui certi suoni sembrano tornati in auge.
Parliamo di un hard ‘n’ heavy abbastanza variegato che trae stimoli creativi dai classici in un susseguirsi di momenti musicali costantemente intriganti e coinvolgenti, in cui la chitarra è “solo” una delle attrici principali e non tradisce mai quelle velleità di smodato protagonismo che spesso caratterizzano gli album “solisti” dei guitar-players.
Giulio non ha bisogno di dimostrare a nessuno quanto è veloce, abile, estroso e preciso, o meglio lo fa senza ricorrere a particolari egocentrismi, indirizzando la sua prestazione a chi è in grado di riconoscere la sensibilità, il tocco melodico, il felice rifferama e l’assolo funzionale al risultato, e non si lascia circuire da una sterminata e frenetica sequenza di note.
Gli strappi epic-power di “The sun also rises” e della bellissima “Wasting all”, la risolutezza melodica della title-track, marchiata da uno dei refrain più istantanei dell’albo e i tre strumentali “Instrumental game” (agile e vivace), “Beyond the horizon” e “Goodnight destiny”(enfatica ed immaginifica), sono fulgidi esempi di stile, competenza e vocazione, ricadendo in quella nobiltà espressiva dove la coscienza storica dei modelli filtrata attraverso il proprio temperamento risulta l’elemento discriminante.
Discorso a parte, poi, meritano, per la sua incontenibile forza espressiva, la favolosa “Streets of pain”, un gioiello d’intensità interpretata con grande trasporto da uno dei cantanti più emozionanti, originali ed eclettici dell’intero panorama musicale, e per la sua immutabile capacità galvanizzante, la Ballardiana (e parliamo di Russ, che la affidò ai Rainbow di “Difficult to cure”, e non di James Graham, anche se crash potrebbe efficacemente rappresentare il corrispettivo onomatopeico dell’impatto che questo pezzo ha da sempre sui miei sensi!) “I surrender”, qui resa in una piacevole e adeguatamente personale rilettura.
In conclusione, non c’è davvero nessuna controindicazione ad essere vittime del passato, almeno se intendete questa situazione in un modo analogo a quanto hanno fatto in questo Cd Giulio Rossi e i suoi preziosi pards.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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