Copertina 7

Info

Anno di uscita:2003
Durata:35 min.
Etichetta:Music For Nations
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. OH, TAG ALONG
  2. THIS JOKE'S ON ME
  3. A WISER MAN
  4. TO THE BITTER END
  5. VICIOUS, VICIOUS, VICIOUS
  6. STEPPING OFF THE CORNER
  7. SHOOTER
  8. AS IT MAY BE
  9. SUNSHINE COUNTY
  10. DRENCHED
  11. TIRED

Line up

  • Belinda Kordic: vocals, guitars
  • Ted Larsson: guitars
  • Amadaeuz Gromkowski: bass
  • Martin Larsson: drums

Voto medio utenti

La buona impressione che qualche mese fa mi aveva fatto il singolo apripista di questa band svedese, oggi viene completamente confermata dal full lenght album, anzi, viene addirittura superata. La miscela di Rock e Punk che questo platter degli Stabb contiene, è veramente esplosiva: songs semplici, dirette, di una durata mediamente breve, ma dannatamente al tritolo, di quelle che ti entrano subito in testa (vedi le melodie accattivanti, alcune di derivazione “grungioide” per periodo Nirvana), non prima però di averti dato un calcio nello stomaco. Su tutti svetta l'affascinate Belinda Kordic, singer dalle corde vocali abrasive, ma anche delicate e sensuali (oserei dire quasi eccitanti)... una perfetta "maledetta": un angelo innocente caduto nel fango, in cui la parte del male è forte, fottutamente forte (una sorta di Patty Smith meets PJ Harvey). Il tris iniziale è da panico, 'Oh, Tag Along' (tra l'altro selezionata per il video clip), 'This Joke's On Me' e 'A Wiser Man' aprono il dischetto in maniera esplicita, con pochi fronzoli e con un attacco frontale, ove il climax punkeggiante (non di quello finto californiano, ma quello di stampo inglese) arriva all'apice proprio con la terza del lotto, che strizza l'occhiolino alle composizioni più raw dei Motorhead (anche il suono è derivativo). Ottimo lavoro delle chitarre in arpeggio sulla delicata 'To The Bitter End', mentre 'Vicious, Vicious, Vicious' riprende il discorso Nirvana di prima, così come 'Stepping Off The Corner' ripropone il piedino sull’acceleratore della grinta, per poi passare alla grandissima e magnetica 'Shooter', dal mood più up tempo e dotata di un bellissimo chorus (ah, quel basso, quanto suona Wave ’80!). 'As It May Be', la titletrack, potrebbe essere vista come un piccolo tributo al metallo: il mood portante del basso, così circolare, il lavoro di chitarra e gli stoppati mi ricordano una concezione abbastanza meideniana della musica, mentre 'Sunshine Country' è la classica canzone troppo pop inglese per i miei gusti, troppo "campo di fiori", per intenderci. Poco convincente è anche la penultima 'Drenched', forse troppo Rock settanta, un pochino troppo psichedelica, ma l'attenzione ha un ultimo picco con la drammatica e disperata 'Tired', che chiude degnamente un album che presenta solo due piccoli cali di tensione, ma che ha nelle altre canzoni diverse hits (e con questo non vuol dire che siano songs sputtanate o roba simile) che faranno sicuramente parlare a lungo degli Stabb. Ascoltare per credere.
Recensione a cura di Massimo 'Whora' Pirazzoli

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