Per lui si sono “scomodati” personaggi autorevoli del calibro di Billy Sheehan e Mike Mangini (anche se con i mezzi tecnici dei nostri tempi ciò appare quasi come un fatto “normale”) e i nomi leggermente meno noti, ma ugualmente “validi” di Yaniel Matos (Kiko Loureiro) e Fabio Laguna (Angra, Hangar), a plausibile attestazione che il guitar-hero brasiliano Daniel Pique non è solo “simpatico” e non eccessivamente serioso (titolo e cover dell’autoproduzione forniscono alcuni indizi in tal senso!), ma anche un eccellente musicista.
Ottima tecnica specifica e una rilevante inventiva costituiscono la struttura portante di questa mezz’oretta di note mai soverchiamente noiose o ridondanti, in cui la melodia ha sempre un ruolo di primo piano, a scapito di “eroismi” accademici e di quelle sterili ostentazioni di tecnica che spesso affliggono dischi di questo tipo.
Con un attento sguardo di sincera ammirazione rivolto ai maestri Vai e Satriani, Daniel Pique offre un piacevole saggio di sensibilità musicale applicata ad una perizia di livello superiore, capace di attirare l’attenzione dei suoi “colleghi” e non allontanare, al tempo stesso, gli ascoltatori meno interessati alle scale utilizzate e, in generale, ai singoli dettagli delle modalità operative impiegate per ottenere un risultato così godibile.
Anche in questo caso, proprio perché appartenente alla seconda delle categorie descritte, mi permetto di proporre il mio solito suggerimento, quello, cioè, d’inserire anche solo un paio di brani cantati nelle future esibizioni del nostro, atti a “spezzare” e variare ulteriormente uno schema espressivo in ogni caso già abbastanza polimorfo e disinvolto.
Guitar maniacs e appassionati della musica strumentale cercate questo “Boo!!”, un prodotto “artigianale” solo dal punto di vista formale e poi segnatevi il nome di Daniel Pique … sono sicuro che tale appunto tornerà molto utile.