Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2009
Durata:48 min.
Etichetta:NAgAsaki Records

Tracklist

  1. AUTOSTRADE PERDUTE
  2. BIANCANEVE
  3. LAIDO MAGGIO
  4. ELEMENTALE
  5. MALEDIZIONE
  6. MEGLIO SMETTERE
  7. BLUES DEL POSACENERE
  8. SIRIO 2222

Line up

  • Diego Tuscano: vocals
  • Gianluca Chamonal: drums
  • Daniele Iacomini: bass
  • Giancarlo Ventrice: guitars
  • Jean Fontaine: keyboards, turntables

Voto medio utenti

Sono musicisti di consolidata preparazione (con esperienze in SanniDei e Losbastardos), arrivano dall’area Piemonte / Valle d’Aosta, si chiamano Elettrocirco e, per chi scrive, offrono un debutto autoprodotto davvero ragguardevole.
Non mirano alla destabilizzazione del “sistema”, non hanno smanie letterarie e poetiche dai risvolti criptici, non si crogiolano in superficiali psicoanalisi emozionali e non aspirano ad essere i nuovi “qualcun altro”, si tratta “soltanto” di un quintetto munito di considerevole cultura musicale, che attinge a piene mani dalla tradizione ed attraverso un proprio filtro fatto di creatività e di notevoli valori tecnici, propone una manciata di canzoni eccellenti, intense, coinvolgenti e passionali.
Combinando elementi di hard rock, di hard blues e di rock acido, mescolati con barlumi di “pop progressivo” e con appena una parvenza d’approccio “alternativo” (senza “scomodare” i soliti mostri sacri e volendo rimanere entro i confini nazionali e fornire qualche nome utile ad un riferimento comparativo, direi qualcosa dalle parti di Free The Nation, Voodoo, Timoria, Karma, Ossessione e Ritmo Tribale!), l’Elettrocirco riesce a sfornare un ibrido fluido e autorevole, in cui il gusto “antico” del suono basilare si espone con gran freschezza compositiva, tanto da rendere il quadro complessivo una faccenda per nulla soverchiamente “nostalgica” o esclusivamente passiva.
Anche grazie a piccoli accorgimenti espressivi (l’utilizzo di frugali dosi d’elettronica e scratching) e alla voce di Diego Tuscano, in grado di assumere vellutate colorazioni timbriche di marca soul / rhythm ‘n’ blues, in qualche modo non disprezzate nemmeno nell’ambito del rock italiano maggiormente mainstream (ascoltatelo nei versi di “Autostrade perdute”, ad esempio, lusingare i timpani dell’ascoltatore, in alternanza ad impetuosi squarci sonici), il repertorio dei nostri potrebbe perfino “rischiare”, se adeguatamente diffuso, di uscire con una certa comodità dal circuito “specialistico” dell’underground, ma anche indipendentemente da queste considerazioni di “mercato”, quello che bisogna assolutamente dire è che questa musica meriterebbe davvero, per il suo intrinseco valore artistico e la sua vitalità, un’ampia e capillare visibilità.
Condotte da un cantante che sa modulare al meglio le generose (ma non incredibilmente prodigiose, e questo è un grande segno d’applicazione, intelligenza e attitudine) corde vocali che la “natura” ha voluto donargli, da una chitarra eruttante un feeling denso e ardente, e da una tastiera immaginifica e sufficientemente estrosa, nonché coadiuvate da una sezione ritmica pulsante e precisa, nascono, così, pezzi vibranti di tensione e seduzione ipnotica (“BiancaNeve”), innescati da incalzanti costruzioni armoniche (“Laido maggio”, la volubile “Meglio smettere”), alimentati da suggestioni soffuse ed avvolgenti (“Elementale”, altro brano dalle discrete potenzialità “commerciali”), frementi di travolgente forza espressiva e di malessere (“Maledizione”, dove parole come “[…] mi vogliono coglione, un numero senza opinione, ricattato da uno stipendio da fame senza alcuna soddisfazione […]”, illustrano con “semplicità” una condizione purtroppo comune a molti), istigati da impianti beat-hard-prog-blues liquidi e solari (“Sirio 2222”, omaggio ai pionieri Il Balletto di Bronzo?), che solo raramente non convincono appieno (la claudicante “Il blues del posacenere”).
Insomma, assistere all’esibizione di questo “Elettrocirco” è un vero piacere, e consente ai suoi interpreti di aspirare a “platee” piuttosto vaste e gratificanti. Bravi.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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