Unanimated - In The Light Of Darkness

Copertina 7,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2009
Durata:45 min.
Etichetta:Regain
Distribuzione:Self

Tracklist

  1. ASCEND WITH THE STENCH OF DEATH
  2. RETRIBUTION IN BLOOD
  3. THE ENDLESS BEYOND
  4. DIABOLIC VOICES
  5. IN THE LIGHT OF DARKNESS
  6. THE UNCONQUERED ONE
  7. ENEMY OF THE SUN
  8. SERPENT'S CURSE
  9. DEATH TO LIFE
  10. STRATEGIA LUCIFERI

Line up

  • Micke Jansson: vocals
  • Johan "UFO" Bohlin: guitar
  • Richard Cabeza: bass
  • Peter Stjärnvind: drums

Voto medio utenti

In Svezia nei primi anni ’90 ci fu un vero e proprio movimento che rivoluzionò il concetto di death metal. Dopo la prima ondata ultra ortodossa e intransigente, infatti, alcune band, tra Gothenburg e Stoccolma, iniziarono ad inserire degli innesti più melodici nelle proprie composizioni. Sia chiaro, quando parlo di melodia intendo comunque soluzioni armoniche tetre e decadenti, non quelle care al power metal, per capirci. Fatto sta che dal nulla si creò un vero e proprio movimento destinato a far nascere centinaia di band clone che però non avevano neanche un’oncia del valore degli iniziatori. Se da un lato gli At The Gates rappresentavano appieno il sound di Gothenburg, dall’altro i Dissection sono stati sicuramente gli esponenti di maggior rilievo della frangia che inseriva forti innesti black metal nel sound death di partenza. Oltre questi due nomi illustri c’era però un notevole substrato, magari meno fortunato dal punto di vista dei riscontri, ma altrettanto valido, e tra questi sicuramente gli Unanimated, band nata nel 1988, con due album all’attivo, prima dello scioglimento nel 1996. Nel 2007 Richard Cabeza e company decidono di rimettere in moto la macchina Unanimated, e questo “In the light of darkness” è il risultato della loro reunion. Mi preme sottolineare fin da subito che ci troviamo davanti ad un ottimo album, molto ispirato, ben prodotto, e con almeno quattro/cinque brani di altissimo livello. Cosa è cambiato in questi anni di stop in casa Unanimated? Sostanzialmente nulla, perché si riprende il discorso esattamente da dove lo si era lasciato, ed è proprio questo il bello. Se siete stufi di ascoltare album scialbi e piatti, nell’ultimo lavoro della band di Stoccolma troverete pane per i vostri denti. Certo, niente di innovativo o che faccia gridare al miracolo, ma ciononostante si tratta di un cd che si lascia ascoltare più e più volte, senza stancare, anzi, guadagnando punti dopo ogni ascolto. E ai giorni nostri non è poco… Il sound è gelido e cupo, e anche se spesso e volentieri il fantasma di Jon Nodveidt fa più che capolino, il giudizio finale non cambia, “In the light of darkness” è un discone! Le melodie delle chitarre sono maligne, nere ed epiche al tempo stesso, senza risultare mai banali o commerciali. I ritmi sono per lo più impostati sui tupa-tupa, e i blast beat vengono usati con parsimonia ed intelligenza, solo quando servono realmente. Ed è proprio questo l’aspetto che mi preme sottolineare: la band ha ragionato molto in fase compositiva, senza lasciarsi andare a facili brani accattivanti o ultra veloci ma senza anima, e la conferma di quanto sto dicendo è proprio “Retribution in blood”, il primo brano vero e proprio dopo il maestoso intro “Ascend with the stench of death”. Si tratta infatti di un pezzo vario, ma per lo più assestato su mid tempo, e non una sfuriata black come sarebbe stato lecito aspettarsi per un brano di apertura. Le chitarre tessono trame glaciali, e la voce di Micke Jansson dona quel tocco maligno in più necessario in un disco come questo. E a voler rimarcare fin da subito il valore delle proprie composizioni, ecco arrivare la micidiale “The endless beyond”, con un riff che ti si pianta nel cervello come un tarlo e non esce più per giorni e giorni… A differenza di molti loro più illustri colleghi, però, gli Unanimated non si sono riuniti per mettere su un disco tanto per farlo, e quindi non ci sono filler in questo “In the light of darkness”, il che significa che non ci sono cali e che gli ultimi brani hanno lo stesso identico valore dei primi, basta ascoltare “Serpent curse” o “Death to life” per rendersi conto di cosa sto parlando. In definitiva, questo è un come back coi fiocchi, sincero, ispirato e destinato a far riscoprire una band per certi versi sfortunata, che non ha di certo raccolto quanto di buono seminato nella prima parte della propria carriera. I più stagionati tra voi apprezzeranno sicuramente questo album, sia se già fan della band, sia se semplici amanti di quelle magiche sonorità di cui parlavamo agli inizi. Per i più giovani, invece, un consiglio: acquistate il cd e non lasciatevi sfuggire l’occasione di conoscere una band che ha scritto pagine importanti della nostra amata musica.
Recensione a cura di Roberto Alfieri
Bellissimo

Gli Unanimated confermano il loro talento anche ad anni di distanza da "Ancient God Of Evil". Disco stupendo, soprattutto la titletrack e "The Endless Beyond". Forse è ora di smettere di considerarli come un gruppo di serie B, che ne dite?

Praticamente un capolavoro.

Chi ama il precedente Ancient God Of Evil non si sarebbe mai sognato di ricevere dagli Unanimated un album di pari caratura dopo 14 anni di silenzio. Con In the Light of Darkness gli Unanimated pongono in calce il proprio nome fra i grandi, direttamente a fianco dei Dissection. Altro che il Coca-Cola death metal degli At The Gates.

Pazzesco!

A mio avviso un disco bello come i capolavori del passato di inizio anni 90!

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