Copertina 6

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2009
Durata:68 min.
Etichetta:Avantgarde Music
Distribuzione:Masterpiece

Tracklist

  1. AUDHUMLA
  2. LA VINTEREN VARE EVIG
  3. VANDRINGER
  4. SATANS SYNDER
  5. FRYKTEN FOR DET OPPRINNELIGE
  6. SAMMA SKROTT, SAMMA KROM
  7. DRIKKE ENS SKAL
  8. DEN ENDELIGE TANKENS UFRAVIIJELIGE KONSEKVENS
  9. JAG ARR DEN FALLNA

Line up

  • Sykelig: guitar
  • Tor Risdal "Seidemann" Stavenes: bass
  • Jormungand: keyboards
  • Jarle "Uruz" Byberg: drums

Voto medio utenti

Cosa sta succedendo in Norvegia in questo ultimo periodo? Sembra che si stia risvegliando il mostro, e questi Den Saakaldte non sono altro che l'ennesimo gruppo "all star", visto che come per i Tyrann in formazione ci sono elementi provenienti dai Gorgoroth, Diabolicum, Urgehal e ci metto anche i devianti Dødheimsgard. Qualcuno potrebbe impressionarsi facilmente, pensando subito a chissà quale disco immortale, eppure non è proprio così che vanno le cose con questo progetto chiamato Den Saakaldte. Le intenzioni di base sono quelle di creare un Black Metal tutto sommato tradizionale, con delle divagazioni in territori Depressive, o almeno estremamente malinconici, e tutto consegue un allungamento notevole della durata dei brani. Gli effetti invece non sempre convincono, anche se in La Vinteren Vare Evig e Vandringen la band si gioca delle buone carte, grazie a delle linee melodice nei riff che scorrono via facilmente, con quel mood assassino e al tempo stesso cupo. Se invece si escludono gli intermezzi di pianoforte (che non vanno da nessuna parte), come in Den Endelige Tankens Ufravikelige Konsekvens (Dio maledica questi titoli!), rimangono altri brani magari sufficienti ma non certo di alto livello. Un titolo come All Hail Pessimism non dovrebbe trarre in inganno nessuno, e infatti spesso il pessimismo, quello vero, lo fanno emergere facendo venire alla luce qualche sbadiglio di troppo. Che le intenzioni dietro questi Den Saakaldte siano buone è fuori da ogni dubbio, che però si poteva fare di più, magari tralasciando certe soluzioni ripetitive è anche esso fuori da qualsiasi dubbio. Da rivedere anche l'uso degli strumenti a fiato negli arrangiamenti; un conto sono i Carpathian Forest che usano il Sax in modo divino, un altro invece accennare qualcosa sapendo di non poter sfruttare in pieno le potenzialità di uno strumento simile. Il difetto maggiore risiede comunque in una lunghezza esagerata, e questo fattore si enfatizza soprattutto quando le idee e il coinvolgimento (fondamentale in uno stile simile) vengono meno. Ci sono sicuramente le basi per sviluppare in futuro un discorso più efficace, per adesso resta soltanto un esordio acerbo. La testimonianza di come in certi casi non basta suonare in gruppi più famosi e meritevoli per fare centro al primo colpo.
Recensione a cura di Andrea 'BurdeN' Benedetti

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