Copertina 6,5

Info

Genere:Power Metal
Anno di uscita:2003
Durata:51 min.
Etichetta:Limb
Distribuzione:Self

Tracklist

  1. DEPRESSION - PART 1
  2. DEPRESSION - PART 2
  3. WHISPERS
  4. REDEMPTION
  5. MIRACLE
  6. BURN 7
  7. THE STRONGEST
  8. SINCE THE DAY
  9. WONDERLAND
  10. THE ANCESTOR
  11. CAR CRASH
  12. THE CHOICE

Line up

  • Frederic Glo: vocals
  • Mikael Fitrzyk: guitars
  • Nicolas Acard: bass
  • Raphael Leger: drums

Voto medio utenti

Per essere un album di debutto, "Black Heart" mostra più personalità di quanto ci si potrebbe aspettare. Ovviamente non si esce dal "seminato", ma gli Invictus si propongono come una band dalla discreta consistenza, dovuta sicuramente ad una maggior esperienza rispetto ad altri gruppi alle prese con il proprio esordio. Approfondendo la loro conoscenza, infatti, salta fuori che il gruppo francese aveva gia realizzato due album ("Fly Away" del 1997 e "Once Upon A Crime" nel 1999) con il precedente monicker Quark7, al quale hanno poi preferito l'attuale Invictus. Il cambio di nome, che ha preceduto di poco il contratto con la Limb Music, ha contrassegnato allo stesso tempo un cambiamento nell'indirizzo musicale del gruppo, sino ad allora influenzato sia dai Dream Theater che da sonorità neoclassiche, passando ad un Power Metal melodico ed allo stesso tempo discretamente aggressivo. Troviamo un evidente retaggio del passato subito nell'intro, ma è avvertibile anche altrove, ad esempio su "Burn 7" e su "The Choice". E' però il Power più classico ad avere il sopravvento: "Depression - Part 2" è un pezzo non distante dagli Helloween (anche per la voce di Frederic che ricorda Kai Hansen) e dagli Stratovarius, simile in questo a "The Strongest". Invece "Car Crash" ha un inizio schioppettante e quell'andamento tipico dei Primal Fear. Gli episodi più riusciti sono però quelli più complessi, e mi riferisco a "Whispers" (potrebbe benissimo far parte del repertorio dei Gamma Ray), che si fa notare per l'approccio teatrale del cantato e per i suoi riusciti cambi di tempo, ed a quella "The Ancestor" che bilancia ottimamente melodia ed aggressività, ricordando non poco i Sonata Arctica e gli Stratovarius. Questi due gruppi vengono tirati in ballo anche da "Redemption", che però non convince appieno se non a livello del refrain. Nemmeno troppo convincente la ballad "Since The Day", che tra chitarre neoclassiche, scrosci di pioggia ed anche un pianoforte, si lascia ascoltare senza molti sussulti. "Black Heart" ha comunque le caratteristiche per farsi notare tra le innumerevoli uscite nel settore, pecca solamente (ma non sempre) negli assoli di chitarra e lascia più che altro qualche dubbio sulla svolta musicale intrapresa. Da tenere d'occhio.
Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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